I fatti di Roma sono sono un segno che le cose in Italia si stanno surriscaldando parecchio e forse stanno scivolando su un piano diverso... Negli ultimi mesi la democrazia in Italia é stata messa a dura prova dalle stupidaggini di questo governo di pagliacci che pare non abbiano niente di meglio da fare che proteggere, difendere e di nuovo esaltare il loro capo, l'arrapato Cav. Silvio Berlusconi. Il paese reale con le sue esigenze non é solo stato snobbato in un momento economico cosí delicato, ma le misure che si vogliono prendere vanno di nuovo a pesare sulle stesse classi di sempre mentre qualche ministro se ne viene fuori addirittura con l'idea di un ennesimo condono fiscale per gli evasori. Insomma, per non stare troppo a rigirarla si tratta dell'ennesima presa per il culo da parte di questa destra e soprattutto di questo governo. Non solo ci si ritrova a dover fare i conti con il danno collettivo causato da gente ignobile che altro non ha in mente che il profitto personale, ma anche con la beffa...
E cosí mentre in altri 89 paesi al mondo si manifestava pacificamente contro un sistema economico che continua a depredare i soliti noti (studenti, precari, soggetti deboli, terzo mondo), e che continuerebbe senza dubbio a farlo, qualche centinaio di ragazzi e ragazze molto ben organizzati hanno pensato di spaccare tutto quello che trovavano sulla loro strada. La domanda sorge spontanea: Si tratta di rabbia o di comportamenti criminali?
Credo che il post di Gianni Barbacetto "Buoni o cattivi? Non è così semplice" apparso oggi sul suo Blog sia una bellissima e lucida analisi, che con grande sangue freddo, spiega come non sia così semplice rispondere alla domanda.
Barbacetto ha grande coraggio in questa occasione e spiega come sia stupido liquidare la violenza vista a Roma semplicemente come lo sfogo criminale di soggetti isolati...
Roma, la piazza dopo gli scontri del 15 Ottobre 2011 |
Va fatta quindi una riflessione profonda non solo sui fatti del 15 Ottobre, ma sulla denuncia che arriva da una larga fetta del paese che, con sempre più grande insofferenza, comincia a non poterne più di un sistema economico iniquo e ingiusto.
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